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Riceviamo e pubblichiamo dal fotografo Domenico Barile:
Anche quest’anno il 2 di luglio è passato senza festeggiamenti alla
Madonna della Bruna, l’appuntamento più atteso dai materani. La
pandemia ha inciso profondamente sulle nostre vite e abitudini
ma, anche se le nuove regole ci impongono delle limitazioni e non
abbiamo potuto vivere la festa patronale come da consuetudine,
noi possiamo reinventarla riscrivendola nello spazio chiuso di un
set fotografico.
La pratica fotografica mi ha insegnato che il set di scena da
fotografare una volta costruito offre prospettive e punti di vista
differenti. Seguendo con libertà una sceneggiatura che dispone i
figuranti secondo un copione ispirato ai vari momenti della festa,
come in un tableau vivant, ho animato i volti, i gesti e gli oggetti
nel tentativo di tradurre in immagini tangibili i solenni sentimenti
profondi di religiosità vera e commossa dei protagonisti.
Teatro, etnografia, folclore, spettacolo popolare religioso e di strada,
tante emozioni convergono sulla scena per riprodurre in una serie
di ritratti la gioiosa esperienza mancata. Ognuno fa sfoggio del
suo costume, evoca il selciato, e mette a nudo la sua anima, lascia
intravedere lo spirito di devozione che si rinnova in una ritrattistica
individuale e caratteriale. Muti posano con un oggetto utile a chiarire
la loro funzione all’interno del rituale festivo restituendo la varietà e
la complessità delle forme e delle apparenze in quel succedersi e
intrecciarsi irrefrenabile di natura e mito, realtà e fantasia, cronaca
quotidiana e storia universale.
Ricorderemo la festa che non c’è stata attraverso le posture e gli
occhi dei protagonisti, gli attori simbolo del grande set naturale
che è la città riscoperta nel giorno della Festa della Bruna nelle sue
componenti religiose e pagane. Ogni anno cittadini comuni devoti,
con la loro passione e il loro impegno, rinnovano una tradizione
vissuta per esprimere la propria identità.
Il progetto fotografico “Come al 2 di luglio” è costituito da 18 ritratti
realizzati in studio, in grande formato e stampati in fine-art. La galleria
è commentata dal video “A mogghie a mogghie all’ann c’ven”, meglio
faremo il prossimo anno, espressione tipica da recitare alla fine del
giorno più lungo dell’anno che per i materani simbolicamente chiude
il vecchio e riapre il nuovo. È un viaggio nell’archivio della memoria
di esperienze personali e collettive delle persone che hanno preso
parte al progetto dialogando con il linguaggio fotografico. Immersi
nel blu delle luci, in quella particolare aura che si è venuta a creare,
essi si raccontano, esternano il loro pensiero, evocano i ricordi,
descrivono il proprio stato d’animo e lanciano un messaggio positivo
per il futuro.
Il documentario offre una chiave di lettura interessante per il progetto,
per contestualizzare e cristallizzare il particolare momento storico
legato alla pandemia che stiamo vivendo.
La mostra rimarrà aperta fino al 21 settembre.