giovedì, 28 Marzo 2024

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo della  Diocesi di Matera-Irsina, ha inoltrato al Dirigente della Happy Srl  (e per conoscenza alle Autorità locali) in merito all’annunciata chiusura dello stabilimento della  Coopbox di Ferrandina (MT):

“Come pastore di questa Chiesa locale, a seguito della notizia inattesa che annunciava il fermo dell’attività produttiva dal 31 gennaio al 13 febbraio e la messa in ferie del personale della Coopbox di Ferrandina (MT), con la sola eccezione degli addetti agli uffici e alle spedizioni, sento l’urgenza di rivolgermi a Lei con animo preoccupato ma speranzoso. Il nostro territorio, già fortemente penalizzato per la chiusura di altri indotti lavorativi negli anni passati, proprio ora che si sta venendo fuori a fatica dalla pandemia, non può ricevere un’ulteriore ferita con il fermo dell’attività produttiva presso lo stabilimento di Ferrandina. Mi sembra inverosimile e preoccupante che la decisione sia giustificata con “l’impossibilità di rifornire lo stabilimento di Ferrandina di materia prima, dovuta al ritardo nelle consegne dei fornitori e all’inevitabile ritardo nei trasporti verso Ferrandina, oltre che alla carenza di operatori degli impianti e del trasporto dovuta alla situazione pandemica”. L’avrei potuto capire durante il periodo del lockdown ma non nel momento in cui tutto è ripartito. L’imminente chiusura dello stabilimento lucano comporta il conseguente licenziamento di 40 lavoratori. Mi permetta di sottolineare che la Coopbox di Ferrandina è stata ceduta al vostro Gruppo Happy con sede a Cremona e che dopo solo tre mesi sia stata presa una decisione così grave e deleteria per la dignità di 40 famiglie e di un territorio già fortemente mortificato. Mi chiedo: cosa viene prima il profitto o il bene comune? Le strategie industriali e di mercato o salvaguardare la dignità delle persone? Il nostro amato Sud non si aiuta decidendo di chiudere delle aziende nelle quali decine di persone hanno sempre lavorato con dedizione, impegno e abnegazione. Capisco che è difficile investire nelle nostre terre: probabilmente perché troppo lontane dal resto d’Europa. È una colpa? Papa Francesco, dice giustamente: “…siete chiamati a cooperare per far crescere uno spirito imprenditoriale di sussidiarietà per affrontare insieme le sfide etiche e di mercato, prima fra tutte la sfida di creare buone opportunità di lavoro. A questo contribuiscono anche le iniziative di confronto e di studio, che realizzate sul territorio” (Discorso all’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, 31 ottobre 2015). Mi permetto di ribadire ancora una volta il valore sociale delle imprese, le quali hanno bisogno di essere tutelate, da istituzioni, ma anche da agenzie finanziarie e bancarie, tutti chiamati ad “agire con responsabilità” perché “l’economia e l’impresa hanno bisogno dell’etica per il loro corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica che ponga al centro la persona e la comunità” (Papa Francesco, ivi). La Chiesa insegna che c’è una duplice funzione dell’impresa: da una parte produrre la ricchezza, dall’altra di distribuirla secondo principi di giustizia. Purtroppo non sempre è così. La migliore scuola italiana di economia aziendale afferma che la crescita della ricchezza non si ha difendendola, ma diffondendola in tutto il sistema economico e sociale per la costruzione del bene comune. Mi auguro che ogni vostra decisione sia rivista e ripensata affinché l’azienda di Ferrandina non venga chiusa ma rilanciata, se ritenete opportuno modernizzandola e riconvertendola, per continuare la produzione, salvaguardare il posto di lavoro e offrendo ulteriori opportunità. La ringrazio sperando che il mio grido preoccupato e sofferto sia ascoltato, accolto e messo in atto.”

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