giovedì, 28 Marzo 2024

Sedersi alla slot era diventato il momento più atteso della giornata, gli tornava in mente anche durante il lavoro. Ci pensava sempre più spesso; era il suo nuovo pensiero da cullare.

Crescere in una famiglia modesta, ritagliarsi un proprio posto nel mondo ma poi, un po’ per sfiducia un po’ per scarsa autostima, lasciarsi andare. Perdere pezzi in corsa, subire il marchio delle “etichette”, preferire scorciatoie all’impegno.

È quello che accade a Nik, un bambino con gli occhi sorridenti e innamorato del mondo che, dalle parole di Patella, un vecchio pescatore di spugne, si ritroverà ad essere «un giovane solo, alla guida della sua vita, senza patente e con un disperato bisogno di raggiungersi».

AvVinti e vincitori. Storia di Nik (IOD edizioni) di Giovanni Endrizzi ci accompagna nella parabola di un giovane uomo la cui vita, per una serie di svolte repentine prende una piega sbagliata trascinandolo nel baratro della dipendenza del gioco d’azzardo.

“Ho scoperto nella mia vita che “vincere” ha poco a che fare con il “legare”, – scrive l’autore – ma piuttosto con lo sciogliersi, liberarsi, diventare liberi. E che “vincere veramente” non può essere frutto di un caso: una vincita è una vittoria senza orgoglio”.

AvVinti e vincitori racconta “la sostanza di cui sono fatte le “vittorie”, quelle vere; e l’illusione che rigonfia le “vincite”, quelle false. È la storia di come le storie possono cambiare; di come ci sia sempre un finale da conquistare”.

Seguiamo la quotidianità di Nik, un ragazzo come tanti alle prese con la scuola, gli amici, il calcio, il primo flirt. Fa quasi tenerezza in quell’ingenuità che cerca di mascherare con l’alcol, con qualche colpo di testa e atteggiamenti da duro. È dentro di sé, invece, che è profondamente fragile, insicuro, smanioso di farsi accettare dai coetanei. Ma basta poco, davvero, per mandare in tilt una routine tranquilla e far piombare il ragazzo in un tunnel pericoloso.

“Vincere, per Nik comportava prima di tutto vincer-SI. Liberarsi dei suoi limiti, delle sue paure; “uccidere” la piccola copia di sè stesso e costruirne una più fedele alla grandezza che aveva dentro. Lui su questo, però, aveva perso fiducia. Come spesso accade, quando non ci sentiamo all’altezza, quando restiamo attoniti di fonte a qualcosa che sicuramente sarà troppo per le nostre povere forze, rinunciamo in partenza.

E che accade? le nostre energie si spengono, ci sentiamo già stanchi e partiamo col credere che davvero sia inutile, finchè smettiamo anche di desiderare.”

Nik nella lingua dei Paesi Baschi, significa “io”: non solo Nik poteva essere ciascuno di noi quanto questo nome ricorda Nike, la dea greca della vittoria…

Gli alti e bassi affrontati da Nik sono narrati in modo empatico da Endrizzi che ha ulteriormente valorizzato la trama con pensieri introspettivi.

“Abbiamo una sola vita e ciò che passa non ritorna. Ogni scelta comporta un rischio, il rischio di pentirsi, di essere noi, proprio noi, i responsabili di quell’errore, del fallimento… È come sapere di avere toccato con i polpastrelli il biglietto vincente della lotteria e, andando oltre nello sfogliare il blocchetto, di avergli preferito alla fine quello successivo. Oh, no! Già basta la delusione della sconfitta! Pensare poi che avevamo noi il destino in mano e bastava scegliere diversamente: oltre la delusione anche la colpa? Troppo!”

AvVinti e vincitori spinge a riflettere su una piaga, quella delle dipendenze, quanto mai attuale e difficilissima da debellare. Piaga che l’autore conosce bene: dal 1992 lavora infatti nei Servizi per le Tossicodipendenze delle ASL di Verona e poi di Rovigo, occupandosi di alcolismo e tossicodipendenza, anche in carcere; svolge, inoltre, attività di prevenzione dell’uso di alcol e droghe, e del bullismo, dalle scuole elementari alle superiori. Circa dieci anni fa, arriva a scoprire che in una seconda media un terzo dei ragazzi praticava, non solo occasionalmente, giochi d’azzardo: crea moduli di prevenzione specifici, e farà parte della prima equipe di trattamento attivata dal Ser.T. Eletto Senatore delle Repubblica nel 2013, porta la sua esperienza nell’attività parlamentare ed è primo firmatario di proposte di legge in materia, tra cui l’introduzione del divieto totale di pubblicità. Dal 2019 è membro della Commissione Bicamerale Antimafia dove coordina il IV Comitato sui rapporti tra mafie e gioco d’azzardo, legale ed illegale. In questo libro, Endrizzi ha scelto il racconto come strumento per divulgare la più preziosa consapevolezza che ha maturato: l’azzardo è un furto di felicità.

Classe ’62 Endrizzi ha vissuto fino ai 18 anni nell’entroterra agrario del litorale veneto. Dopo il Liceo classico ed alcuni anni alla Facoltà di Scienze Agrarie, da studente lavoratore, si è diplomato Educatore Professionale.

Rossella Montemurro

L’INTERVISTA

La trama di AvVinti e vincitori è molto empatica. Com’è nata?

“È una storia fatta di storie vere. E nasce da domande a cui ho cercato di darmi delle risposte: “Cosa significa veramente vincere nella vita?”, “Da chi o da cosa dipende che un giovane possa mettere a frutto i propri talenti o si disperda lungo il cammino?”.

La spinta a mettersi in gioco nasce dal sentirsi “visti” e riconosciuti; e mettersi in gioco diventa l’occasione di scoprire e sviluppare i propri tesori, che altrimenti restano sepolti.

Ho sentito la necessità di rivolgermi agli “invisibili”, ai tanti giovani che non sono “visti” nelle loro qualità o nelle sofferenze che affrontano da soli; volevo dire loro: “Capisco come ti senti, so quello che provi; non c’è nulla di sbagliato in te”.”

Quanto è stato coinvolgente, a livello emotivo, scrivere questo libro?

“È stato un percorso di riflessione anche per me. Mi sono tornate in mente vicende reali di persone che ho incontrato nella mia vita personale e professionale. Ho ripensato a ragazzi che si sono dispersi, senza avere nulla da invidiare a nessuno. Le loro storie mi sono vibrate dentro come un diapason e a volte mi sono commosso scrivendo, non me ne vergogno. 

Tutti, in qualche momento della vita, siamo passati per momenti difficili e possiamo riconoscerci in questa vicenda, nei panni di Nik… o di Patella o degli altri protagonisti di questa storia: siamo tutti ragazzi cresciuti lungo il fiume della vita.

Per questo Patella – il vecchio pescatore dal passato misterioso, dal quale apprendo questa vicenda – mi terrà nascosto il vero nome del protagonista. “Lo chiameremo Nik ”, disse. “Sai, Nik nella lingua dei Paesi Baschi significa Io”.”

Lei ha un background esemplare nella lotta alle dipendenze. Quanti Nik ha conosciuto nel corso degli anni?

“Molti davvero: al Ser.T. o in carcere; oppure a scuola nelle attività di prevenzione sulle dipendenze, sul bullismo, o per l’educazione affettiva; proprio in queste attività è emerso quanto i ragazzi sentano il problema di quella che chiamo “noia scura”, quel potente bisogno di esprimere le proprie energie unito all’opprimente consapevolezza che esse siano inutili e sprecate nel presente.

Nella vita, ogni giorno si possono notare ragazzi in trincea, perché a nessuno la crescita fa sconti: da giovani tutto è nuovo e le forze ancora tutte da scoprire. È dunque facile far sentire sconfitto in partenza un giovane, basta svalutare le sue qualità, o anche privarlo dell’occasione di metterle alla prova. 

Ai ragazzi dico spesso: “Non usate certe parole: sono dei killer.  Sfigato è una etichetta che si appiccica addosso come ai barattoli, e ci costringe a vivere come in un barattolo, finché, di quel barattolo prenderemo la forma e tutti, noi compresi, finiremo per credere che davvero siamo quel che qualcun altro ha voluto scriverci addosso”.”

Ha scelto il racconto come strumento per divulgare la più preziosa consapevolezza che ha maturato: l’azzardo è un furto di felicità. Quanta strada c’è ancora da fare per sensibilizzare ulteriormente su questa tematica?

“Il gioco d’azzardo è solo una delle illusorie soluzioni che un giovane si vede offerta; siamo assediati da pubblicità che ci propugnano standard irraggiungibili, così da farci sentire inadeguati e farci acquistare prodotti o servizi che ci daranno magrezza, brillantezza, popolarità. Prodotti per negare ogni limite e raggiungere rapidamente e senza fatica una presunta felicità.

È una cattiva educazione a ritenere che non siamo abbastanza; questo è il grande furto.

Indurre i giovani ad attendere una vincita in denaro, piuttosto che impegnarsi nello studio, nel lavoro, nella vita sociale, sottrae la possibilità di sviluppare fiducia in se stessi. Perché quand’anche la vincita arrivasse… una vincita è una vittoria senza orgoglio.”

C’è una tipologia di lettori in particolare che le piacerebbe leggesse AvVinti e vincitori?

“Vorrei che lo leggessero innanzitutto i giovani; poi penso a tutte le persone che a qualsiasi età vivono una sconfitta: penso a chi è disoccupato, a chi ha avuto un lutto, un tracollo economico… poi mi piacerebbe che lo leggessero coloro che vivono a stretto contatto con i giovani: allenatori, istruttori, genitori, capi scout, baristi, insegnanti, catechisti, nonni, sindaci, consiglieri comunali e regionali…  Con la massima modestia, anche i colleghi, perché anche in parlamento ci possiamo confrontare e riflettere su questi temi.”

Rossella Montemurro

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