giovedì, 25 Aprile 2024

Una famiglia perfetta, benestante, invidiata. I 16 anni di Aurora, figlia tanto attesa, segnano l’inizio di una tragedia: la ragazza, dopo aver fatto l’amore per la prima volta, cade in un sonno profondo. I medici non sanno spiegare cosa è accaduto né riescono a svegliarla. È come se fosse in coma ma i parametri sono nella norma.

Il padre Stefano, ultimo discendente dell’antica famiglia aristocratica degli Orsini Gianotti, dirigente della Fulgor, la fabbrica di lampadine fondata dal celebrato nonno Umberto negli anni Venti del Novecento, poche ore prima del malore di Aurora aveva ricevuto una strana telefonata: una donna, tirando in ballo una presunta offesa che avrebbe ricevuto anni prima proprio da Stefano, ricorda una promessa – inquietante e minacciosa – fatta quando sua figlia era ancora una bambina: “Vi prometto che dormirà bene anche quando diventera donna”.

In Aurora (HarperCollins) Giorgio Nisini reinterpreta in chiave contemporanea La bella addormentata nel bosco fondendo il racconto di Perrault e dei fratelli Grimm con le tradizioni più nere del Perceforest e di Giambattista Basile. In un crescendo di introspezione psicologica, dopo l’incidente di Aurora per Stefano e la moglie Carola si apre una crisi profonda. Entrambi alla ricerca di una soluzione per quella ragazza avuta dopo anni di tentativi, affrontano in maniera diametralmente opposta la questione: Stefano si tormenta per quella telefonata, cercando di risalire all’identità della donna mentre Carola si affida alla preghiera e alla superstizione, una contraddizione in termini.

Nel passato della famiglia di Stefano ci sono stati decessi improvvisi e per l’uomo inizia anche a farsi strada l’ipotesi che sulla Fulgor possa esserci stata una maledizione. E se c’è una maledizione c’è anche una cura.

“Non era in grado di accettare la risoluzione del conflitto che lo animava da giorni: cedere, come aveva fatto sua moglie, alla possibilità di una spiegazione diversa a quanto stava accadendo ad Aurora, che poi significava osservare la realtà come un oggetto complesso viziato da mille falle, o come un oggetto dinamico e pluriforme, che richiede diversi angoli di osservazione per essere analizzato in tutte le sue parti.”

In una quotidianità ridotta in pezzi, sempre più difficile da assemblare, di fronte a un evento che non riesce a essere spiegato con la razionalità, qualsiasi cosa che sembri un appiglio per salvare Aurora diventa importante. Ed è proprio la ragione che soccombe alle credenze, al soprannaturale in romanzo originale – impreziosito dallo stile originale di Nisni – che gioca con la tradizione trasportandola nel presente e nel futuro, aprendo squarci di senso sul mondo contemporaneo e ricordando il valore eterno delle grandi storie.

“La giovinezza è incompatibile con la morte, anche solo con la sua prefigurazione, il rapporto giovinezza e morte rimane confinato nello spazio dell’indicibile – solo agli eroi è concesso di morire. Certo, Aurora non era morta, ne stava interpretando il ruolo dell’eroina tragica che mette in scena il suo ultimo atto; era piuttosto una ragazza sospesa, come l’aveva definita Isidoro, una ragazza dormiente. La sua unica disfunzione, che la inchiodava in quella condizione statica e prolungata – l’immobilità, l’incapacità di comunicare, l’apparente assenza di emozioni – teneva la sua coscienza prigioniera in un luogo in cui vita e morte erano categorie obsolete, parametri non più adeguati a descrivere il limbo provvisorio in cui fluttuava da quasi due mesi.”

Nelle ultime cento pagine, il registro cambia. Nel Centro dove è ricoverata Aurora arriva un nuovo infermiere, Filippo, e la storia prenderà una piega inimmaginabile: quello dell’autore è uno splendido coup de théâtre.

Giorgio Nisini è nato a Viterbo nel 1974. Scrittore e saggista, insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. È autore dei romanzi La demolizione del Mammut (Perrone, 2008, Premio Corrado Alvaro Opera Prima e finalista Premio Tondelli), La città di Adamo (Fazi, 2011, selezione Premio Strega), La lottatrice di sumo (Fazi, 2015) e Il tempo umano (HarperCollins, 2020).

Rossella Montemurro

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