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“Anime slave. Piccola saga femminile in salsa agrodolce”: una Nonna mito nel nuovo romanzo di Tessa Rosenfeld

Una madre rimasta precocemente vedova, con un passato da solista nella Compagnia dei Balletti Russi di Montecarlo, una nonna moscovita sui generis, poliglotta, a suo modo snob che vuole avere sempre l’ultima parola sull’educazione della nipotina. Ed è quest’ultima, con un ‘infanzia vissuta tra l’America e l’Italia, attorniata spesso da gente piuttosto strampalata, che si ritrova in mezzo a due personalità molto forti, che tendono a prevaricare e che fra di loro sono puntualmente in disaccordo.

Anime slave. Piccola saga femminile in salsa agrodolce (Linea Edizioni), il secondo romanzo di Tessa Rosenfeld, è narrato in prima persona da questa bambina che con il suo acume e il suo “spirito di sopravvivenza”, indispensabile per barcamenarsi tra due donne così a modo loro eclettiche, cerca di non soccombere. La mamma la chiama Jolanda, la nonna è Nonna (nominata per ben 353 volte, a sottolinearne l’importanza): “Per Yolanda e Nonna la beltà era Tutto. Belle le serate passate fantasticando sui teatri di mezzo mondo, disquisire di Tersicore con Bronislava Nižinskaja e sir Anton Dolin, ricevere per pranzo una carrellata di personalità geniali, sfoggiare vassoi di koulibiaka rivisitando i bei tempi andati, lacrimare per ogni nonnulla. Anche farsi carico di ogni fase della mia educazione possedeva per Nonna una nobile beltà! Incantevole l’illusione che sarei divenuta una novella Marie Curie, una scaltra Indira Gandhi, insomma, il Koh-i-Noor di tutte le sue aspettative.”

Tra loro si insinua “il Ratto”, un barone siciliano senza scrupoli che per la Nonna ha soltanto mire sul patrimonio di Jolanda, sorda a qualsiasi consiglio e invaghita di questo soggetto ambiguo. Con un’ironia sorprendente, capace di stemperare e rendere “leggere” anche situazioni spiacevoli, Tessa Rosenfeld accompagna il lettore in una carrellata di vicissitudini tra Beverly Hill’s, Roma e Cap Ferrat. Le incomprensioni degli adulti – rancori, accuse e finte riconciliazioni – vengono “lette” dallo sguardo a suo modo caustico della bambina, la mancanza di stanzialità della mamma e della nonna rappresentano l’assenza di punti fermi e una libertà condizionata che è un po’ l’essenza di due donne a modo loro eccezionali. Si percepisce, rispetto al precedente romanzo – Graffio, pubblicato sempre per Linea edizioni (2021) –, una maturità stilistica raggiunta dall’autrice.

Una curiosità: ciascuno dei capitoli, brevi pennellate di vita vera, è aperto con il nome di una ricetta russa in un certo senso “rivisitata” a seconda del contenuto del capitolo.

La Rosenfeld è nata a Santa Monica, da padre americano e madre italo-russa. Vive nel Salento con il marito, Fabio Calenda, e i suoi amatissimi cani.

Rossella Montemurro

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