venerdì, 19 Aprile 2024

 

Nata a Zurigo da madre zingara di ceppo Jenisch, e vittima come altri figli del popolo nomade dell’iniziativa di sedentarizzazione forzata del popolo zingaro organizzata dall’Opera di soccorso per i bambini di strada, Mariella Mehr riversa in La bambina (Fandango) la sua vicenda autobiografica. Senza nome e senza parola, all’inizio una voragine priva di contorni perché priva di storia, la bambina adottata in un villaggio anch’esso senza nome, è il centro durissimo, il nucleo di pietra di questo romanzo.
Stanno, intorno a lei, allineati in una circolarità attonita che li intrappola, gli abitanti del villaggio. Si direbbe uno scenario fisso, un affrontarsi di ruoli che impone alla bambina muta di subire nella generale indifferenza, mentre dentro di lei si nutre un germe di vendetta. L’espressionismo crudo di Mariella Mehr, la torsione del linguaggio, sostengono dalla prima all’ultima riga l’incalzare dei soprusi facendo emergere la violenza, quella fisica e quella psicologica, come unico elemento dinamico in grado di provocare episodici contatti tra la vittima e i suoi carnefici. Col procedere della scrittura, le figure piatte del romanzo, urtate dalla presenza inquietante della bambina, prendono puntualmente vita, proiettate nella dimensione lineare del tempo riacquisiscono una storia e così la scena man mano si anima in un intricato groviglio di ambizioni mancate, promesse non mantenute, speranze tradite.
Mariella Mehr (1947), figlia sottratta alla madre, donna e madre violata a sua volta, è stata vittima del programma eugenetico promosso fino agli anni Ottanta dal governo svizzero nei confronti dei bambini delle famiglie nomadi.
A partire dal 1972 raccoglie intorno a sé famiglie di etnia Jenisch che hanno subito il suo stesso destino, crea un’associazione di lotta e si batte pubblicamente sui giornali, ma è nella poesia e nella letteratura che trova la salvezza.
Dalla sua storia Valentina Pedicini ha tratto il film Dove cadono le ombre, selezionato per “Le giornate degli autori” alla 74ª Mostra del Cinema di Venezia. Le sue poesie sono tradotte in Italia da Einaudi. Fandango Libri ha pubblicato nel 2018 Il marchio.
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