domenica, 9 Febbraio 2025

“L’odore di dimenticanza è quell’odore di cose messe in un cassetto foderato di carta di giornale e lasciate là per un secolo o giù di lì. Gli adulti spesso odorano di sigaretta senza filtro, di pane vecchio, di sudore e di dimenticanza”.

Umberto Babilonia ha dodici anni e l’irruenza della sua età tenuta a bada da genitori vecchio stampo e salesiani inflessibili, abituati a usare le mani per educare gli studenti.

Leggere Legno verde. Educazione sentimentale di un adolescente (Oligo) di Cosimo Argentina significa tuffarsi nel passato, nella Taranto degli anni Settanta, e respirarne gli odori, coglierne le sensazioni, ascoltarne il dialetto, le inflessioni, sorridere davanti agli intercalari coloriti di Umberto, di Rezzò – il suo amico Riccardo Rezzonico – e degli altri coetanei, tutti più o meno “teste calde”. Tutti sottomessi alle mosse autodidatte di arti marziali del terribile don Spida in un periodo in cui l’autorità scolastica non poteva essere messa in discussione – come del resto quella del padre: “Le mazzate mio padre me le tirava a ripetizione e da tutte le parti e col tempo avevo sì imparato a schivare i colpi più devastanti, ma comunque finivo sempre sotto”.

Legno verde – dalle fratture che interessano un osso ancora morbido ed elastico, tipo quello dei bambini, che può deformarsi senza rompersi completamente – è lo spaccato tragicomico di una generazione ancorata con serenità al presente, ragazzini che vivono alla giornata e si muovono in una realtà tutto sommato ovattata, sognando di sedurre le vicine di casa – c’è la signora Amalia, procace e chiacchierata – o le professoresse – mosche bianche in un istituto di salesiani: Vanna, la docente di educazione artistica ha fatto pochissime lezioni ma è riuscita a sconvolgere Umberto e i suo amici.

La voce di Umberto, l’io narrante, nella sua spiazzante genuinità pur in un contesto nel quale oggi sarebbero intervenuti come minimo i servizi sociali, è irresistibile quando descrive la quotidianità, i primi approcci con l’altro sesso – dalla ragazza più brutta di Taranto a un’altra con problemi di salute…-, l’involontario sex appeal che viene fuori sui campi di calcio fino all’incontro decisivo che gli farà battere davvero il cuore.

Cosimo Argentina, con un ritmo vivacissimo, ha scritto una storia coinvolgente nella quale lo sguardo disincantato di Umberto sembra quasi prendersi gioco del mondo degli adulti, dando prova di un’incredibile resilienza e una giusta dosa di cinismo che lo porta ad affrontare e sopportare con incredibile nonchalance ciò che gli accade: “Uno deve sperare di nascere da un padre a cui è filato tutto liscio altrimenti è notte. Per me fu notte e tra l’altro mi toccò una scuola tutti maschi. Nemmeno una femmina”.

In Legno verde si percepisce la stessa atmosfera che avevamo incontrato, venti anni fa, nel romanzo d’esordio di Argentina, Il cadetto (Marsilio 1999, TerraRossa 2017): ironica e “leggera” e, per questo, accattivante.

Tra gli atri libri di Argentina ricordiamo: Bar Blu Seves, Marsilio, 2002; Cuore di cuoio, Sironi, 2004; Viaggiatori a sangue caldo, Avagliano, 2005; Nud’e cruda. Taranto mon amour, Effigie, 2006; Brianza vigila, Bolivia spara, No Reply, 2006; Maschio adulto solitario, Manni, 2008; Beata ignoranza. Il primo racconto della scuola che resiste nell’era Gelmini, Fandango, 2008; Cuore di cuoio, Fandango, 2010; Messi a 90. Le partite più raccapriccianti dell’Italia ai mondiali e altre storie di ordinaria follia calcistica, con Fiorenzo Baini, Manni, 2010; Vicolo d’acciaio, Fandango, 2010; L’umano sistema fognario, Manni, 2014; Le tre resurrezioni di Sisifo Re, Meridiano Zero, 2016; Saul Kiruna, Oligo, 2019. 
Rossella Montemurro

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