Foto Cristina Garzone
Ultimi
giorni per visitare la mostra dei vincitori del World Press Photo 2019, a
Matera fino al prossimo 14 luglio. L’esposizione, che comprende i migliori
scatti del fotogiornalismo mondiale, è ospitata negli Ipogei Motta, in via San
Bartolomeo a pochi metri da via Ridola. Luoghi ricchi di storia e tradizione
fanno da sfondo a foto di stretta attualità, che raccontano storie dolorose e
piene di speranza provenienti da tutto il mondo.
giorni per visitare la mostra dei vincitori del World Press Photo 2019, a
Matera fino al prossimo 14 luglio. L’esposizione, che comprende i migliori
scatti del fotogiornalismo mondiale, è ospitata negli Ipogei Motta, in via San
Bartolomeo a pochi metri da via Ridola. Luoghi ricchi di storia e tradizione
fanno da sfondo a foto di stretta attualità, che raccontano storie dolorose e
piene di speranza provenienti da tutto il mondo.
La
mostra del World Press Photo 2019, per la prima volta nella Capitale europea
della cultura, si concluderà con due importanti appuntamenti, a ingresso
libero, dedicati al mondo della fotografia. Sabato 13 luglio alle 18 presso il
Circolo La Scaletta, via Sette Dolori 10, il giornalista e fotografo Piergiorgio
Branzi, in conversazione con Enrico Stefanelli, direttore Photolux festival,
racconterà la sua lunga carriera. Testimone del nostro tempo, Branzi proporrà
un viaggio attraverso la sua Toscana, con le fotografie in bianco e nero degli
anni Cinquanta, passando per Mosca, dove ha vissuto cinque anni come
corrispondente Rai, e Parigi, fino ad arrivare alla sua ultima produzione, più
sperimentale.
mostra del World Press Photo 2019, per la prima volta nella Capitale europea
della cultura, si concluderà con due importanti appuntamenti, a ingresso
libero, dedicati al mondo della fotografia. Sabato 13 luglio alle 18 presso il
Circolo La Scaletta, via Sette Dolori 10, il giornalista e fotografo Piergiorgio
Branzi, in conversazione con Enrico Stefanelli, direttore Photolux festival,
racconterà la sua lunga carriera. Testimone del nostro tempo, Branzi proporrà
un viaggio attraverso la sua Toscana, con le fotografie in bianco e nero degli
anni Cinquanta, passando per Mosca, dove ha vissuto cinque anni come
corrispondente Rai, e Parigi, fino ad arrivare alla sua ultima produzione, più
sperimentale.
Domenica
14 luglio alle 18 il Circolo La Scaletta ospiterà il fotografo toscano Nicola
Tanzini per la presentazione del libro fotografico Tokyo tsukiji (Contrasto,
2018),che racconta la capitale del Giappone, soffermandosi su Tsukiji il
mercato ittico più grande del mondo, situato dal 1935 nell’omonimo quartiere al
centro della città.
14 luglio alle 18 il Circolo La Scaletta ospiterà il fotografo toscano Nicola
Tanzini per la presentazione del libro fotografico Tokyo tsukiji (Contrasto,
2018),che racconta la capitale del Giappone, soffermandosi su Tsukiji il
mercato ittico più grande del mondo, situato dal 1935 nell’omonimo quartiere al
centro della città.
La
mostra del World Press Photo, organizzata da Photolux, Biennale internazionale
di fotografia di Lucca, Circolo La Scaletta, 10b Photography e CIME, è aperta
tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 22.
mostra del World Press Photo, organizzata da Photolux, Biennale internazionale
di fotografia di Lucca, Circolo La Scaletta, 10b Photography e CIME, è aperta
tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 22.
NOTA BIOGRAFICA PIERGIORGIO BRANZI
Cresciuto
a Firenze, comincia a fotografare negli anni cinquanta. Formatosi nella
tradizione figurativa toscana, si identifica nel “realismo-formalista”. Nel
1955 intraprende un lungo viaggio in motocicletta, attraverso l’Abruzzo e il
Molise, la Puglia e la Lucania, la Calabria e Napoli, ma anche verso le zone
depresse del Veneto. L’ anno successivo attraversa la Spagna. Collabora
all’esperienza editoriale de Il Mondo di Mario Pannunzio, registrando con le
sue immagini la nascita convulsa della società di massa, il formalismo nei
comportamenti della nuova borghesia, il graduale processo di omologazione
consumistica. Verso la fine degli anni Cinquanta, dopo aver abbandonato gli
studi di giurisprudenza, rallenta l’attività fotografica cercando uno sbocco
nel giornalismo scritto. All’inizio degli anni sessanta è assunto dalla RAI.
Nel 1962 il direttore del Telegiornale, Enzo Biagi, lo invia a Mosca, quale
corrispondente televisivo occidentale nella capitale sovietica. Nel 1966 lascia
Mosca per assumere l’incarico di corrispondente da Parigi. Dopo il maggio 1968,
rientra a Roma come conduttore e inviato speciale del Telegiornale. Realizza
inchieste e documentari in Europa, Asia, Africa. Dopo l’esperienza moscovita
lascia la fotografia sperimentando la pittura e l’incisione. Riprende a
fotografare a metà degli anni novanta per una rivisitazione dei luoghi
pasoliniani. Dal 2007 sperimenta le possibilità della tecnica digitale.
Numerose mostre personali delle sue immagini sono state ospitate in Gallerie
private, Musei e Istituzioni pubbliche.
a Firenze, comincia a fotografare negli anni cinquanta. Formatosi nella
tradizione figurativa toscana, si identifica nel “realismo-formalista”. Nel
1955 intraprende un lungo viaggio in motocicletta, attraverso l’Abruzzo e il
Molise, la Puglia e la Lucania, la Calabria e Napoli, ma anche verso le zone
depresse del Veneto. L’ anno successivo attraversa la Spagna. Collabora
all’esperienza editoriale de Il Mondo di Mario Pannunzio, registrando con le
sue immagini la nascita convulsa della società di massa, il formalismo nei
comportamenti della nuova borghesia, il graduale processo di omologazione
consumistica. Verso la fine degli anni Cinquanta, dopo aver abbandonato gli
studi di giurisprudenza, rallenta l’attività fotografica cercando uno sbocco
nel giornalismo scritto. All’inizio degli anni sessanta è assunto dalla RAI.
Nel 1962 il direttore del Telegiornale, Enzo Biagi, lo invia a Mosca, quale
corrispondente televisivo occidentale nella capitale sovietica. Nel 1966 lascia
Mosca per assumere l’incarico di corrispondente da Parigi. Dopo il maggio 1968,
rientra a Roma come conduttore e inviato speciale del Telegiornale. Realizza
inchieste e documentari in Europa, Asia, Africa. Dopo l’esperienza moscovita
lascia la fotografia sperimentando la pittura e l’incisione. Riprende a
fotografare a metà degli anni novanta per una rivisitazione dei luoghi
pasoliniani. Dal 2007 sperimenta le possibilità della tecnica digitale.
Numerose mostre personali delle sue immagini sono state ospitate in Gallerie
private, Musei e Istituzioni pubbliche.
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