sabato, 20 Aprile 2024

Immaginate un albergo sperduto, vicino al carcere di Porterfell nelle aspre Highlands scozzesi. Per Remie Yorke, studi di psicologia alle spalle, è l’ultimo turno al Mackinnon Hotel prima della chiusura invernale. I bagagli sono già pronti, il viaggio verso Santiago del Cile è programmato per il giorno dopo. C’è solo una notte da passare ancora lì, sperando che la tempesta di neve non la costringa a rimanere, per via dei collegamenti bloccati. Quando suona l’allarme del carcere, Remie non gli dà importanza. Si tratterà dell’ennesima rivolta, una situazione che lei conosce bene perché il fratello, Cameron, ha perso la vita a Portrfell durante gli scontri. Quando però è il citofono della reception a suonare e, sulla porta d’ingresso, c’è l’agente 4256 Don Gaines della polizia scozzese, Remie si rende conto che la faccenda è seria. Gaines è ferito, non ha più le armi né il cellulare in dotazione. Era in un convoglio che trasportava un detenuto in regime di massima sicurezza, hanno avuto in incidente e l’uomo è evaso. Non solo, quest’ultimo è l’unico altro sopravvissuto. Gaines chiede di poter usare il telefono, ma le linee sono interrotte, e blindare l’albergo per metterlo in sicurezza; chiede anche di poter avere accesso all’armeria. Remie lo medica e asseconda le richieste dell’agente fin quando qualcun altro non suona il citofono della reception. Adesso la guardia è alta, lei è giustamente sospettosa: i suoi sospetti però si trasformano in dubbi enormi quando l’uomo che ha bussato le dice di essere “l’agente 4256 Don Gaines della polizia scozzese”…

L’impostore (Giunti, traduzione di Adria Tissoni), il thriller d’esordio di Martin Griffin è davvero adrenalinico. La trama, geniale, si nutre del dubbio e si alimenta di un senso incombente di minaccia che aleggia in maniera sinistra. È chiaro che uno dei due uomini stia mentendo ed è altrettanto chiaro che è impossibile stabilire quale. L’unica certezza è che la vita di Remie è in pericolo: se non la ucciderà il freddo, lo farà uno di loro. Forte della sua preparazione in psicologia, la ragazza proverà a districarsi in un rebus delicatissimo per la propria sopravvivenza.

Brillante e avvincente nella migliore tradizione del giallo – da Daphne du Maurier a Tana French, da Stephen King a Lucy Foley – L’impostore ha un ritmo serrato ed è impossibile abbandonarlo prima di arrivare all’ultima pagina.

Prima di dedicarsi alla scrittura, Martin Griffin ha svolto diversi lavori, tra cui quello di vicepreside. Vive a Manchester con la moglie e la figlia.

Rossella Montemurro

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap